Questo volume mira all’incontro tra la ricerca scientifica e quella maturata nell'esperienza al fine di avviare un dialogo tra le varie attrici e i vari attori coinvolti nelle diverse istituzioni educative. Ciò comporta un lavoro di co-costruzione di nuove forme di conoscenza che intrecciano in modo riflessivo i risultati della ricerca e l'esperienza pratica così da generare concetti originali, fondati e innovativi. Il volume intende offrire spunti di riflessione e approcci originali alla pedagogia e alla didattica generale e inclusiva, come anche suggestioni di prospettive ancora da esplorare.
Il capitolo è dedicato ad approfondire il contributo del pensiero montessoriano nella formazione dei docenti di scuola dell’infanzia e primaria, individuando nell’Educazione Cosmica un ponte significativo tra l’accademia e il territorio, ossia tra gli aspetti teorici veicolati all’interno dei corsi universitari e la dimensione etica e valoriale che dovrebbe caratterizzare le scelte educative in seno alla famiglia, alle istituzioni scolastiche e al territorio di riferimento. Il capitolo è organizzato in 3 paragrafi principali: Barbara Caprara si occuperà di circoscrivere il concetto di Educazione Cosmica e di evidenziarne il valore pedagogico, proprio alla luce dell’importanza di portare il mondo a scuola e la scuola nel mondo; Giulia Consalvo approfondirà, secondo questo quadro concettuale, la proposta montessoriana di studio delle piante attraverso le sperimentazione attiva, l’osservazione e la narrazione; Alessandro Gelmi si dedicherà ad approfondire l’ipotesi della promozione di competenze immaginative già nella prima infanzia, ipotizzando un dialogo tra il pensiero montessoriano e le teorie socio-costruttiviste.
Sulle orme di John Dewey: la scuola attiva secondo Rebeca Wild
Il presente contributo analizza l’idea di scuola progressiva proposta da John Dewey, così come descritta in Experience and Education (1938) e la confronta con l’esperienza della scuola Scuola Attiva Pestalozzi, realizzata da Rebeca Wild a Tumbaco in Equador nel 1977. Questo esempio di “scuola attiva” - così come chiamata dalla Wild e da lei descritta nel libro Educare ad essere, uscito in lingua tedesca nel 1986 e tradotto in italiano nel 2000, con un’introduzione di Grazia Honegger Fresco - ha ispirato decine di scuole alternative in Germania ed in altri paesi di lingua tedesca. Nel modello di queste scuole, il nome di Rebeca Wild compare spesso a fianco a quello di Maria Montessori. Lo stesso interesse della Wild per il metodo Montessori non ebbe origine nell’ambito di un percorso universitario, ma dal desiderio di avviare una scuola parentale. Nella sua scuola, tuttavia, da una parte, i materiali Montessori sono utilizzati in modo non ortodosso od esclusivo - incontrando i materiali di Freinet ed altri non strutturati - dall’altra, viene a cadere la separazione degli spazi interni ed esterni della scuola. Nel momento in cui i bambini e le bambine si muovono liberamente tra il dentro e il fuori, viene meno anche la distinzione tra gioco e lavoro e l’esperienza che i bambini e le bambine fanno a scuola diviene “esperienza vissuta” (living experience, in Dewey). Questi ed altri aspetti della Scuola Attiva Pestalozzi - quali l’esperienza al centro del processo di apprendimento e la relazione insegnante-bambino - fanno della proposta dalla Wild un esempio concreto di scuola progressiva così come suggerita da Dewey. Il presente contributo, dunque, in un confronto diretto con Educazione ad essere, analizza il saggio Esperienza ed educazione in quanto questo testo, pubblicato nel 1938 quando l’autore aveva 79 anni, rimane come una sorta di manifesto della filosofia dell’educazione di Dewey, ed è qui che è possibile ritrovare il fondamento filosofico delle scuole attive ispirate a Rebeca Wild.
“Scuola è il mondo”: esperienze e percorsi di scoperta e co-costruzione delle conoscenze tra adulti e bambini
Il presente contributo parte da un iniziale riferimento forte a Giuseppina Pizzigoni (1870-1947), maestra e pedagogista, che nei primi anni del Novecento ideò un nuovo metodo didattico. Nello specifico, oggetto dello scritto è la sua storia personale e professionale, la sua evoluzione formativa, che l’ha portata per prima cosa a interrogarsi sulla realtà scolastica del tempo, a ricercare e conoscere altre proposte nazionali e internazionali, a ristudiare i classici, giungendo a ideare e a dare forma concreta a quello che sarebbe diventato un nuovo metodo. Questo rapporto stringente tra pratica e teoria è quello che si è ricercato anche in altre figure di pedagogisti, didatti, maestri scelti nello specifico per il forte collegamento con il territorio, in cui le loro proposte si sono sviluppate. In particolare, sono state analizzate le figure di Mario Lodi (1922-2014), Loris Malaguzzi (1920-1994) con l’obiettivo di provare a individuare alcuni passaggi, ritenuti dagli stessi come imprescindibili o evidenti nello studio dei loro testi e delle loro pratiche, volti alla costruzione collettiva delle conoscenze in una relazione formativa tra adulti e bambini. In tutti questi esempi un ruolo fondamentale è sempre stato quello dedicato all’osservazione della realtà in cui si opera, oltre che alla valorizzazione delle capacità e competenze dei bambini, mantenendo nel tempo viva la potenzialità di una progettazione che sa modificarsi e accrescersi. Le figure presentate hanno ancora oggi la capacità di sorprenderci se le si sa osservare non tanto nella staticità di quanto scritto, ma nella progressione evolutiva delle loro proposte, fatte di concretezza, azione, sperimentazione, elementi attualmente necessari per leggere il contemporaneo e pensare concretamente al futuro.
In und an Situationen lernen – Videogestützte Fallreflexionen zu Ein- und Ausschlussprozessen unter Kindern in der inklusiven frühen Bildung
Der Beitrag fokussiert die Professionalisierung von Pädagog:innen für eine inklusive frühe Bildung und beleuchtet in diesem Zusammenhang insbesondere die teambasierte Reflexion von deutungsoffenen Fallsituationen. Auf der Basis grundlegender Überlegungen zur Qualifizierung für professionelles Handeln in Kindertageseinrichtungen wird das Potenzial von teambasierten Fallreflexionen anhand von Videoszenen erläutert und begründet. Von hier aus wird eine methodische Konzeption für die Analyse und Reflexion von Fallsituationen zum Themenfeld sozialer Einschließungs- und Ausschließungsprozesse in Kindergruppen anhand von Videomaterial vorgestellt und das Vorgehen exemplarisch dargelegt. Dabei zeigt sich die spezifische Wirkungsfähigkeit dieser kasuistischen Arbeitsform zu Situationen, in denen es mehrdeutige Antworten auf die Frage nach dem „richtigen“ Handeln Professioneller gibt, für die Aus- und Fortbildung von Pädagog:innen und die Teamarbeit.
„Non è che tutti fanno la stessa cosa e uno fa una cosa diversa.“ – Zum verbindenden Potential des Montessori-Ansatzes für die Beziehung zwischen dem individuellen Bildungsplan und der Planung für die Klasse
Petra Auer, Vanessa Macchia, Barbara Caprara, Silver Cappello
Individualisierte Planung ist ein international weit verbreitetes Phänomen, das weltweit auf eine lange Tradition zurückblickt. In der italienischen Schulpraxis wird der individuelle Bildungsplan (IBP) seit fast drei Jahrzehnten angewandt, aber dennoch zeigen sich nach wie vor zahlreiche Schwierigkeiten – sei es in Bezug auf seine Natur als Dokument, sei es hinsichtlich seiner Ausarbeitung oder Umsetzung in der täglichen Praxis. Der vorliegende Beitrag gibt erste Einblicke in die Ergebnisse einer Forschung, welche die Beziehung zwischen dem IBP und der Planung für die Klasse aus Sicht der Lehrpersonen untersucht. Er fokussiert dabei einen konkreten Fall, in dem nach der Montessori-Pädagogik gearbeitet wird. Die Ergebnisse der qualitativen Inhaltsanalyse werden anhand von beispielhaften Interviewausschnitten illustriert und zeigen, wie die Lehrpersonen die Beziehung zwischen IBP und Klassenplanung wahrnehmen und zeigen das mögliche verbindende Potential des Montessori-Ansatzes.
Partizipation und Inklusion stärken – Ressourcen und Herausforderungen in der Zusammenarbeit mit Familien mit Migrations- und Fluchterfahrung aus der Sicht pädagogischer Fachkräfte
Dienste für die frühe Kindheit können für Familien mit Migrations- und Fluchterfahrungen eine wichtige Ressource darstellen, wenn diese eine gleichberechtigte Teilhabe und Inklusion in den Diensten erleben. Der vorliegende Beitrag diskutiert, welche Ressourcen und Barrieren dabei im Kontakt zwischen Familien und Fachkräften aus der Sicht der pädagogischen Fachkräfte wahrgenommen werden. Die dargestellten Ergebnisse basieren auf Fokusgruppentreffen mit Fachkräften der Dienste für die frühe Kindheit. Die Fachkräfte haben anhand von erzählstimulierenden Fallvignetten und Reflexionen der eigenen Praxiserfahrung Ressourcen und Barrieren diskutiert, die in der Interaktions- und Beziehungsgestaltung mit Familien mit Migrations- und Fluchterfahrung wahrgenommen werden. Der gesamte Forschungsprozess wurde von einer Co-Forscherin aus der Praxis mitgestaltet und begleitet. Die Daten wurden anhand der konstruktivistischen Grounded Theory ausgewertet, wobei sich Barrieren und Ressourcen auf folgenden Dimensionen herauskristallisiert haben: (a) Sprache und Kommunikation, (b) soziales Kapital und soziale Unterstützung sowie (c) Kooperation und Zusammenarbeit mit unterschiedlichen Akteurinnen. In der Conclusio wird eine inklusive Haltung, die von den Fachkräften als Grundlage zur Überwindung von Herausforderungen und Barrieren wahrgenommen wurde, diskutiert. Zudem werden Überlegungen für eine weiterführende Studie, in der die Sicht der Familien mit Migrations- und Fluchterfahrungen erkundet wird, sowie Anregungen für eine diversitätssensible Praxis herausgearbeitet.
Giocare e imparare con le piante. Proposte innovative per superare la plant blindess in prospettiva Lifelong, Lifewide, Lifedeep Learning
Il contributo presenta l’esperienza di sviluppo di giochi con le piante ad opera di studenti e studentesse del laboratorio di Didattica generale della Facoltà di Scienze della Formazione della Libera Università di Bolzano e la loro sperimentazione, durante il convegno InSightOut, in un workshop ludico che ha visto la partecipazione della comunità locale. La Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza sancisce il diritto al gioco e alle attività ricreative, che ricoprono un ruolo fondamentale anche per giovani e adulti. Il laboratorio, svoltosi nel setting green dell’EDENLab, rappresenta il luogo ideale per giocare e creare giochi concreti di carattere interdisciplinare, capaci di cogliere i diversi obiettivi delle discipline (Mortari, 2017) e, nel contempo, lavorare sugli obiettivi dell’Agenda 2030 proprio grazie alla presenza delle piante. Lo sviluppo di materiali sensoriali per interagire con i vegetali mira a esplorare sia i processi che portano ad apprendere sia le qualità del materiale didattico. Seguendo le traiettorie descritte in Didattica sensoriale (Weyland, 2017), i giochi costruiti rispondono ai seguenti principi: la manipolabilità ludica; la ricaduta didattica; l’autonomia; la creatività; la correlazione con gli obiettivi 2030. Oggetto del contributo saranno anche, dunque, le ragioni che hanno portato alla creazione di tali giochi nonché la lettura degli stessi in relazione allo sviluppo delle GreenComp 2022 e l’esperienza svoltasi.
Diventare cittadini digitali − Sviluppare competenze di cittadinanza attiva nei territori onlife
Negli ultimi anni i media hanno trasformato la nostra esistenza, sfumando i confini tra reale e virtuale verso una dimensione onlife. Data la pervasività dei media, educare alla cittadinanza digitale è diventato un compito prioritario delle istituzioni educative. Il presente contributo fornisce una cornice teorica, analizzando prima la letteratura pedagogica di base, e poi i documenti di policy europei e italiani. Successivamente presenta una dozzina di risorse per attività a partire dalla scuola dell’infanzia includendo siti internet, giochi, sillabi e testi. Lo scopo è educare alla partecipazione responsabile negli/agli spazi digitali e sociali, in una prospettiva dialogica di sviluppo verticale, multidisciplinare e creativo, superando così una visione tecno-centrica dei media.
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